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Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1927, XXIV.djvu/523

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Gl’inutili tesori sepolti in queste arene

Per ordine sovrano a procacciar si viene,
Non a spargere il sangue dei popoli selvaggi;
Non son gli animi nostri sì perfidi e malvaggi.
Della nostra amicizia 3 dubitar non giova;
S’io parlovi sincero, fatene voi la prova.
Grazia invan non si chieda dal labbro di Deimira:
Il mio cuor, la mia mano a soddisfarvi aspira.
Per voi, pel genitore, e per la patria istessa
Grazia da noi chiedete; grazia vi fia concessa.
Contro le genti nostre, se perdonvi 3 rispetto.
V’offro ragione io stesso, vendetta io vi prometto.
Solo in prò vostro, o cara, di contrastar m’impegno
Gli affetti di un selvaggio del vostro core indegno.
Vi amo, ma non per questo voglio nel vostro petto
Con minacce o lusinghe violentar l’affetto.
Libera altrui volgete del vostro ciglio i rai.
Siate di chi vi aggrada, ma di Zadir non mai. parti

SCENA VI.

Delmira sola.

Ma di Zadir non mai? Questo comando altero

È pietade, è amicizia, o orgoglioso impero?
Perchè no di Zadir, che la mia fede ha in pegno?
Perchè Zadir gli sembra della mia destra indegno?
Cuor mio, di’, che ti sembra del suo parlar sincero?
Parla in segreto il cuore, e mi risponde, è vero.
Zadir non mi dispiace, perchè selvaggio è nato,
Ma rozzo di costume mi sembra oltre l’usato.
Mi ama, è ver, ma d’affetto mai non mi diede un segno.
Sì, Zadir, lo confesso, è del mio cuore indegno.
Stelle! sarebbe mai l’awersion novella
Il piacer di sentirmi dagli Europei dir bella?