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Rime disperse/XXIX

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XXIX

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XXVIII XXX


 
Se ben, quando stavamo ai campi liete
per quella libertà che ora c’ è spinta,
fallace uccellator con voce finta
4serve de Amor ci trasse a la sua rete,

nondimen stiamo in questo stato quiete,
ché ’l tuo bel viso ha nostra voglia estinta,
e a ciascuna ne par che in gabia avinta
8star, te vedendo, fia dolce quïete.

E se alcun pur nostra vita ci fura
perché siàn nutrimento de la vostra,
11al qual effetto ne creò natura,

ne fia la morte molto men che dura,
esser devendo il tuo bel corpo nostra
14più nobel che di marmo sepultura.