Comunicare il museo con i social media: il caso Caltagirone/Capitolo1/Paragrafo1 2 1

Da Wikisource.
Paragrafo 1.2.1 Analisi dei pubblici

../Paragrafo1_2 ../Paragrafo1_2_2 IncludiIntestazione 24 ottobre 2017 100% Da definire

Capitolo1 - Paragrafo1 2 Capitolo1 - Paragrafo1 2 2

“Attirare, creare, e conservare il pubblico sono gli obiettivi primari dei musei” (N. Kotler, P. Kotler, 2004, p. 53). Da sempre noi, pubblico – visitatore, ne siamo attratti “perché rappresentano un approdo ai beni materiali, creati in epoche lontane, ma consistenti, concreti che resistono nel tempo e al tempo” (Ricciardi, 2008, p. IX). Nonostante negli ultimi anni i musei abbiano richiamato un pubblico sempre più vasto guardandolo ad ogni modo come un corpus omogeneo, all'istante molti museologi hanno cominciato a pensare non più in termini di pubblico ma di “pubblici”. Per di più, va precisato che con il termine “pubblico” si rinvia alle persone che visitano il museo, invece con il termine “pubblici” alle forti disomogeneità interne ad esso (Solima, 2012). Dunque “anzitutto si è sfatata l’idea che esista il visitatore tipo: vi sono, invece, individui con aspettative od obiettivi diversi” (C. Marini, 2005, pp. 17-18) e, per questo motivo, possiamo classificare il pubblico per genere ed età, per etnia e razza, per classe sociale e retroterra culturale (N. Kotler, P. Kotler, 2004). A questo punto, potendo affermare che “il pubblico dei musei è eterogeneo” (N. Kotler, P. Kotler, 2004, p. 135), notiamo che addirittura “nell’ambito delle metodologie è ormai riconosciuto, anche in Italia, che non esiste un generico pubblico dell’educazione all’arte e al patrimonio, ma tanti differenti pubblici e che essi non possono essere pensati come limitati agli studenti o agli addetti ai lavori” (Cataldo, 2014, p. 109).Però è anche vero che per ogni museo attirare, creare, e conservare i pubblici presuppone la concorrenza delle altre attività di svago quali il comportamento casalingo, lo shopping, il cinema, le altre attività culturali ed educative e infine gli altri musei stessi (N. Kotler, P. Kotler, 2004). Cosicché accrescere e diversificare l’offerta museale potrebbe rappresentare il modo per creare e conquistare il pubblico eterogeneo dell’istituzione museale. Certamente tutti i musei, per essere definiti “servizio pubblico”, devono garantire ai visitatori quei “servizi” che possiamo sintetizzare in:

• La fruizione mediante ingresso gratuito o a pagamento;

• L’orario di apertura che di solito coincida con quello del tempo libero (sabato e domenica e la fascia pomeridiana), ma soprattutto che converga con quello scolastico, essendo le scolaresche uno dei principali destinatari di questo servizio pubblico (C. Marini, 2005);

• L’accessibilità al museo. In questa, più comunemente definita “accessibilità fisica”, rientrano la raggiungibilità mediante i mezzi di trasporto pubblico, la soppressione delle barriere architettoniche e infine la distribuzione razionale dei visitatori all’interno (C. Marini, 2005);

• Le nuove tecnologie che hanno permesso “di adattare la comunicazione alle esigenze individuali […], di fornire le informazioni in modo più compatto […] e soprattutto di stimolare il coinvolgimento7” (C. Marini, 2005, p. 94).

Noi visitatori quindi, oltre ad essere attratti da quel fascino primordiale che è tipico di un luogo di cultura, veniamo catturati anche da quelle esperienze che una singola istituzione museale offre; anch’esse sono eterogenee e possiamo distinguerne sei tipi9 (N. Kotler, P. Kotler, 2004):

• Esperienza ricreativa

• Esperienza socializzante

• Esperienza educativa

• Esperienza estetica

• Esperienza celebrativa

• Esperienza emozionante

In conclusione, possiamo affermare che tutti i musei devono cercare di attrarre sempre più un così grande flusso di pubblico e, nei limiti delle proprie risorse, “di offrire ai visitatori una molteplicità di esperienze e di garantire loro visite di arricchimento e soddisfazione (N. Kotler, P. Kotler, 2004, p. 47)