Discussioni autore:Alessandro Gioda

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Ultimo commento: 7 anni fa, lasciato da Accurimbono in merito all'argomento Biografia

Biografia[modifica]

Biografia tratta da http://www.stpauls.it/ga08/0837ga/0837ga08.htm

«Alessandro Gioda, l’agronomo che non dimenticò il Roero

di RAOUL MOLINARI

Ogni anno, nel raccolto scenario dell’antico borgo di Rocca de’ Baldi, nella sala d’onore del castello riportato agli antichi splendori con intelligenti opere di restauro, viene premiato un malgaro, di ritorno dall’alpeggio, che si sia distinto per la tradizione e l’eccellenza dei suoi formaggi. Quest’anno, l’ evento ha assunto un duplice risvolto: il malgaro è stato premiato per aver tramandato un prodotto fortemente legato al monregalese e averne assicurato la continuità cedendo la ricetta a un noto caseificio della zona e, allo stesso tempo, per averlo chiamato come il suo inventore, professor Alessandro Gioda.

Alla cerimonia erano presenti le figlie dell’emerito professore, le signore Carla e Camilla. Quest’ultima, in un accorato e commovente ricordo del padre, ha rivelato ai presenti che, pur essendo egli nato casualmente a Padova, la famiglia Gioda era oriunda del Roero e, precisamente, di Ceresole, dove tuttora abitano famiglie con quel nome. Pur avendo passato un’intera vita a progettare iniziative agricole in favore del monregalese e dell’alta Val Tanaro, Alessandro Gioda non dimenticò mai le sue origini.

Nei suoi studi sulla bonifica di terre e sull’impianto di pioppeti nell’Italia centrale e nel Polesine, ne lasciò uno in particolare mirato alle terre umide di Ceresole e un altro dedicato alla sottorazza bovina albese ritenuta una ricchezza per le aziende delle colline di Langa e del Roero. Fu grande sostenitore di fiere, mercati e mostre agricole: sono sue creature la Fiera del bue grasso di Carrù e quella della Robiola di Murazzano. Nato a Padova l’8 ottobre 1878, a soli 22 anni si laureò in scienze agrarie alla Scuola normale di agricoltura di Pisa.

Nel 1904, venne nominato direttore della Cattedra ambulante di agricoltura di Mondovì, che, con grande competenza, portò avanti per ben 32 anni fino a quando una riforma del regime fascista, nel 1937, ne segnò la cancellazione, trasformandola in Ispettorato agrario provinciale.

Contemporaneamente, fu anche nominato segretario del Comizio agrario di Mondovì e, nel 1945, dopo la liberazione (non aveva mai aderito al Regime), ne divenne direttore, coprendo tale carica fino al momento della morte avvenuta nel 1948.

Insegnò materie agrarie per una ventina d’anni nel Seminario vescovile, al Ginnasio magistrale di Cherasco e, infine, all’Istituto tecnico per geometri di Mondovì. Fu scrittore acuto e profondo, collaboratore di diversi giornali di settore, ma la sua notorietà era legata a una serie di ottime pubblicazioni di tecnica agraria, che spaziavano in tutti i campi e andavano dalla zootecnia alla coltivazione del castagno, dalle proposte per la formazione generale degli agricoltori ai più disparati consigli sull’ortofrutta e sulla bachicoltura.

I suoi insegnamenti assunsero particolare applicazione pratica al momento del disastroso propagarsi della filossera, proponendo efficaci coltivazioni alternative.

Grande fu il suo impegno nelle opere sociali e di assistenza in favore dei coltivatori meno abbienti: lo troviamo infatti alla direzione della Colonia agricola istituita per gli orfani di guerra a Rocca de’ Baldi. Di quella sua attività rimangono ancor oggi vive testimonianze: alcuni di quei ragazzi sono diventati ottimi agricoltori nei vari settori e anche importanti esponenti nelle organizzazioni agricole. Per entrare sempre più nel profondo della mentalità contadina e superare diffidenze e incomprensioni, inventò, imitando le settimane di esercizi spirituali di quel tempo, momenti teatrali di dialogo tra "Toni e Bastian contrari", con il professore che traeva le conclusioni tecnico-morali per incoraggiare migliori pratiche di coltivazione.

Alessandro Gioda, fin dal suo primo impegno, ebbe con il mondo agricolo un rapporto definito, profondo, originale, chiaro e convincente; il suo insegnamento, legato alla Cattedra ambulante, si era trasformato in una missione, che si trasferiva di luogo in luogo, sul sagrato delle chiese fino ai filari, ai campi e ai frutteti, con un linguaggio volutamente semplice, perché tutti lo potessero capire.

Per questo fu molto stimato e amato come il professore amico dei contadini.»

--Accurimbono (disc) 09:09, 14 giu 2016 (CEST)Rispondi