La leggenda di Tristano/CLXXIII

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CLXXI1I. — E ora si dice lo conto, che quando Lansalotto intese queste parole, sí fue molto allegro, imperciò ch’egli sapea bene che messer Estore dicea veritade di tutto quello ch’egli dicea, e sappea bene che egli sí era molto savio cavaliere. E istando per uno poco, ed e’ sí disse: «Per mia fé, messer Estor, io faroe tutta vostra volontade di queste cose». E incontanente montò a cavallo. E istando per uno poco, e Meliagus disse al’Amorat: «Amorat, io v’appello ala battaglia, imperciò che voi sapete che noi sí incominciammo questa battaglia intra voi e mee, e per voi dee essere menata a fine. E imperciò combattiamo, sí come noi dovemo fare». E quando l’Amoratto vide che Lansalotto iera montato a cavallo, fue molto allegro, imperciò ch’egli non vorrebe ch’egli l’avesse fedito uno altro colpo, per tutto il suo avere. E istando per uno poco, ed egli sí incominciò a pensare e disse infra se istesso: «Certo io voglio dire che madama la reina Genevra sia piú bella che non è madama la reina d’Organia, per amore di Lansalotto e perch’io non voglio avere suo maltalento». E quand’egli ebe fatto questo pensiero, sí disse a Meliagus: «Meliagusso, io sí vi lascio questa battaglia, imperciò ch’io non voglio piú combattere; onde sappiate che madama la reina Ginevra è piú bella che non è la dama d’Organia. E ora vi priego che voi mi lasciate, dappoi che voi avete vinta la battaglia». E quando Meliagus intese queste parole, fue molto allegro e disse: «Per mia fé, io non vi domando piue». E a tanto montò a cavallo e andò a sua via, molto allegro di questa aventura.

E istando per uno poco, Lansalotto disse al’Amorat: «Amorat, io vi priego che voi mi dobiate perdonare di tutto quello [p. 227 modifica] che io v’ho fatto; imperciò che voi sapete bene ched io sí debo difendere madama in tutte parte, a mio podere. Ed acciò voi non devetevi dolere e meco crucciare per questa aventura». E quando l’Amorat intese queste parole, fue molto allegro e disse: «Per mia fé, Lansalotto, io vi perdono tutto quello che voi fatto m’avete. Ma tutta fiata vo’ priego che voi per un’altra fiata voi non dobiate [fare] quella villania». E Lansalotto sí rispuose e disse: «Certo, Amorat, questo farò io volontieri». E a tanto finarono loro parlamento, e Lansalotto e messer Estore da Mare incominciarono a cavalcare. E istando per uno poco, e l’Amorat montò a cavallo e prese suo cammino per un’altra parte delo diserto, e andava faccendo molto grande dolore di ciò che a lui iera addivenuto di questa aventura. Ma ora lascio lo conto di parlare del’Amorat di Gaules e torno a T., di cui si vuole divisare la storia verace.