La leggenda di Tristano/CXL

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CXXXIX CXLI

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CXL. — A tanto dice lo conto, che, quando madonna Isotta intese queste parole, fue tanto dolorosa che ella volea morire. E istando per uno poco, ed ella sí incomincioe fortemente a piangere ed a fare molto grande dolore. E dicea: «Ai lassa me, come io sono ora molto dolorosa sopra tutte l’altre dame, quand’io sono messa in ubrianza dalo piú dolce amore che giamai fosse al mondo e dalo piú leale! Ned io questo non credea che potesse adivenire, ched egli abandonasse me per neuna dama o damigella che fosse al mondo». Ma istando [p. 184 modifica] in cotale dolore, ed ella sí si ricordoe quand’ella solea tenere T. in braccio e solealo abracciare e basciare. Ed ella ricordandosi di queste cose, ed ella sí s’incomincioe molto fortemente a dolere, e dicea: «Ai T., come tu se’ ora disleale inverso di mee, quando tu m’hai cosí malvagiamente abandonata! E non so ch’io mi faccia. Imperciò ch’io so bene che tu sollazzi con tua dama a tutta tua volontade, e io lassa sí istò in pregione per voi, e voi avete sollazzo e allegrezza e io abo dolori assai e pianto, e voi andate con dame e con cavalieri e io istò in pregione e in grandi martidi. Ma certo voi dovreste ricordare di me Isotta la bionda, la quale voi amaste per una stagione di molto grande amore, e io abo amato voi piú che neun’altra dama non amò unqua neuno cavaliere. Ma io sí mi maraviglio molto fortemente, se voi m’avete abandonata. E sed io questo sapesse per fermo che voi m’aveste abandonata sí che lo nostro amore fosse falsato per neun’altra dama che sia, io sono certa ched io m’ucciderei cole mie propie mani. Ma imprima voglio mandare a voi, dolce mio amore, per sapere da voi tutto questo convenentre e per sapere se voi m’avete abandonata, sí come detto m’èe. Imperciò ch’io non credo che voi [m’abiate abandonata], lo quale voi siete lo fiore degli altri cavalieri, di prodezza e di lealtade e di cortesia. E imperciò io sí mi conforto, ché io so bene che voi non m’avete abandonata, ricordandomi di queste cose. Ma perciò io non fineroe giamai di piangere né di fare lamento, dinfino a tanto ched io non sono al sicuro di tutte queste cose». Molto ne menava grande dolore madonna Isotta di questa aventura.