La leggenda di Tristano/CXXVII

Da Wikisource.

CXXVII ../CXXVI ../CXXVIII IncludiIntestazione 29 ottobre 2021 75% Da definire

CXXVI CXXVIII

[p. 165 modifica]


CXXVII.— A tanto dice lo conto, che quando lo re ebe perdonato a tutti li cavalieri, sí come detto èe, tutta gente incominciò a fare la maggiore allegrezza che giamai fosse fatta per cotanta gente. E istando in cotale maniera, e lo re andò alo palascio dela cittade, lá dov’iera usato di stare per altre fiate. E quando fuorono alo palagio, e tutti sí incominciarono a fare molto grande allegrezza di questa aventura. Ma tutta fiata T. sí era servito di tutto ciò che a lui abisognava. Ma tanto dimorarono in cotale maniera che lo giorno sí trapassoe e la notte s’appressimava. E quando la notte fue venuta, e lo re e T. con tutti gli altri baroni e cavalieri sí s’andarono a posare, imperciò ch’a loro si abisognava assai. E quando fuorono tutti a posare e egli sí dimorarono infino alo giorno. E quando lo giorno fue venuto, e lo re sí si levoe e andoe nela sala delo palagio e trovoe T. con tutti gli altri baroni e cavalieri, li quali sí faciano molto grande allegrezza. Ma tanto dimorarono in cotale maniera che l’ora del mangiare sí fue venuta, e lo re sí comandoe che le tavole sí fossero messe. E quando li damigelli intesero queste parole, incontanente sí andarono a mettere le tavole. E istando per uno poco, e lo re e T. si andarono a tavola con tutti gli altri baroni e cavalieri; e quando fuerono a tavola e le vivande fuorono venute, tutti sí incominciarono a mangiare co molta grande allegrezza. E tanto dimorarono in cotale maniera ch’elli ebero mangiato; e lo re sí si levò da tavola e T. altresie e tutti gli altri baroni e cavalieri. E quando fuorono levati i cavalieri da tavola, sí come detto è, e T. si menoe lo re in camera e si gli disse: «Messer lo re, ora prendete deli vostri cavalieri tanti quanti a voi piace e sí gli mandate per ambasciadori per tutte le vostre ville e castella, le quali fuorono delo conte d’Agippi, che tutti sí debiano fare li vostri comandamenti, sí come vostre terre. E sed eglino non vogliono fare le vostre comandamenta, fategli disfidare dala vostra parte». E quando lo re intese queste parole, fue molto allegro e sí gli rispuose e disse: «Cavaliere, questo farò io volontieri». E a tanto sí finarono loro parlamento e lo re si tornoe nela sala delo palagio. E istando [p. 166 modifica] per uno poco, e lo re si chiamò a sé iiij cavalieri e si comandò loro e disse cosí, che incontanente si dovessero montare a cavallo e andare per tutte le ville [e] le castella, comandando loro che debiano venire ad Agippi «a fare i miei comandamenti, sani e sicuri. E quegli che non volessero tornare a’ miei comandamenti, diffidategli tutti da mia parte. E direte loro dala mia parte ched io sí andrò a mettere loro l’asedio intorno né giamai io no mi partirò, dinfino ched io non prenderò tutte le ville e le castella». E quando li cavalieri intesero queste parole, sí rispuosero e dissero: «Questo faremo noi molto volontieri». E a tanto sí si partirono tutti li cavalieri e sí montarono a cavallo e andarono a loro via. E tanto cavalcarono in cotale maniera che pervennero presso ad uno castello molto bello e forte e iera lo migliore castello che fosse nela contrada. E quando fuorono alo castello, e tutta la gente cominciarono a fare loro molto grande gioia. E stando in cotale maniera, e li iiij cavalieri sí dissero loro tutto lo comandamento, lo quale lo re avea fatto loro. E quando le gente delo castello intesero queste parole, fuerono molto allegri e tutti incominciarono a ringraziare Iddio nostro segnore di queste parole, le quali lo re dela Pittitta Brettagna avea mandate loro a dire. E istando per uno poco, ed eglino sí rispuosero e sí dissero ali iiij cavalieri: «Segnori, no’ vi dichiamo cosie, che noi sí volemo dire e fare tutto quello che a messer lo re piacerá di comandarci. E imperciò prendete di noi tutto quello che a voi piace». E quando li cavalieri intesero queste parole, fuorono molto allegri e dissero: «Or andate ad Agippi a lo re e farete li comandamenti suoi, sí com’egli vi comandarae». E quando li cavalieri intesero questo, sí dissero tutti comunemente: «Questo faremo noi volontieri».