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La regola di san Benedetto/Capitolo 33

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Se debbano i monaci avere cosa alcuna di proprio. CAP. 33.°

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Se debbano i monaci avere cosa alcuna di proprio. CAP. 33.°
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Se debbano i monaci avere cosa alcuna di proprio.

CAP. 33.°


Sopra di ogni altro questo vizio sia estirpato sin dalle radici nel monastero; [p. 70 modifica]che niuno cioè ardisca nè dare nè ricevere nulla senza il comando dell’Abbate, nè avere cosa alcuna di proprio, niente affatto; nè codice, nè tavolette, nè stilo, nulla in somma; come è giusto che non abbia siffatte cose chi non ha più balìa nè della propria volontà nè del proprio corpo. Tutto quello però ch’è loro necessario, debbono sperarlo dal Padre del monastero, senza mai ritenere nulla di ciò che l’Abbate non abbia dato o permesso. E tutte le cose siano comuni a tutti, come sta scritto; e niuno dica o mai si creda che una cosa sia sua. Che se qualcuno fosse scoperto inchinare a questo pessimo vizio, venga ammonito una e due volte; e se non si sarà emendato, sia sottoposto alla correzione.

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