Memorie storiche della città e marchesato di Ceva/Capo LIX - Rinnovazioni dell'Amministrazione Civica ed arresto dell'Attuaro Sito.

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Capo LIX - Rinnovazioni dell’Amministrazione Civica ed arresto dell’Attuaro Sito.

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Capo LIX - Rinnovazioni dell’Amministrazione Civica ed arresto dell’Attuaro Sito.
Capo LVIII - Imposizioni e saccheggi. Capo LX - Il Forte di Ceva tolto ai Francesi dalla forza armata.
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CAPO LIX.


Rinnovazione dell’Amministrazione Civica

ed arresto dell’attuaro Sito.


Occupata la cittadella di Torino da Brune per parte del Direttorio di Francia e quindi da Jaubert le città di Novara, Vercelli, Alessandria, Cuneo, Susa e Chivasso, il Re Carlo Emmanuele IV che ereditò da Vittorio Amedeo III la corona che egli giustamente chiamava di spine, fu costretto a cedere il Piemonte alla repubblica francese, e ritirarsi nell’isola di Sardegna.

Sparsasi in Piemonte la nuova della partenza della Corte, ne esultarono vivamente i Giacobini.

Goyneau nuovo comandante di Ceva li 6 dicembre 1798, tutto giulivo ne diede parte a’ suoi amici democratici, e stabilì di destituire l’antica civica amministrazione con sostituirvi persone affette al Governo Repubblicano.

Chiamati nel civico palazzo d’ordine suo i civici amministratori non che varii fra i cittadini suoi amici, con tuono autorevole dichiarò sciolta l’antica amministrazione, e nominò a nuovi consiglieri municipali Giuseppe Pecollo, Teonesto Beltramo, chirurgo Dellera, notaio Carlo Ceva, Dante sarto, Giuseppe Bonino, il sacerdote Enrico Musso, Antonio Voarino detto Lombri, ed a segretario il notaio Luigi Carrara.

La prima impresa di questa nuova amministrazione si fu quella di far imprigionare l’attuaro Sito.

[p. 288 modifica]Nell’istessa sera alle ore due di notte, l’avvocato Gedeone Muzio ed il sarto Dante, scortati dall’ufficiale aiutante Orgeans ed un picchetto di soldati repubblicani, si portarono alla di lui casa. Entrati, gl’intimarono l’arresto dicendo che era giunto il tempo in cui doveva render conto delle corrispondenze coi ministri del Re tiranno, e di subire la pena della sua fellonia.

Sigillarono tutte le sue carte, e gl’intimarono di seguirlo. Fu condotto al corpo di guardia, ed all’indomani mentre pioveva dirottamente fu condotto nel forte. Fu chiuso in una oscura prigione; per grazia gli fu concesso un materasso per coricarvisi; ma non poteva nella notte prender alcun riposo pel freddo eccessivo, per la gran quantità di topi che il molestavano, e per l’affanno che gli cagionava l’afflizione in cui lasciò la sua consorte.

Si postò una sentinella alla sua porta di casa per custodire quanto in essa si trovava, e i Giacobini per atterrir la sua moglie, e per estorquere del denaro facevano correr voce che sarebbe stato fucillato.

L’avvocato Muzio si portò nella fortezza, chiamò i prigionieri nella camera del tenente d’artiglieria e loro disse, che sarebbero ancor restati nel forte per pochi giorni a titolo d’ostaggio e quindi posti in libertà, quindi rivolto a Sito, disse che la sua libertà avrebbe dipenduto dall’indennizzazione che avrebbe fatta a chi di ragione, e che vi pensasse.

La consorte del signor Sito quantunque dotata di coraggio e di animo forte, dovette ciò non ostante sopportar gravi vessazioni, e le imposizioni di cui fu fatta segno tra denari e roba, ascesero all’ingente somma di 8 mila lire.

Pei buoni uffizi praticati dai suoi amici, e dietro giurate deposizioni di onesti cittadini, il comandante Goyneau lasciò andar libero il signor Sito, e colla seguente lettera ne diede avviso al Municipio che ne aveva decretato l’arresto.


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Libertà, Virtù, Uguaglianza.


Goyneau comandante militare.


Cittadini, ufficiali del Municipio, io vi presento il cittadino Sito che rimesso in libertà dopo essere stato in prigione dai 17 frimaio a questa parte, pel troppo zelo dimostrato per l’ex suo Re, e per le pene, sofferenze e tristezze cagionate a’ diversi onesti e bravi repubblicani, la grande nazione che ha voluto rigenerare il bel Piemonte, lo perdonò.

Io v’invito, o cittadini, a prendere il cittadino Sito sotto la vostra protezione, come lo sarà sotto la mia, essendo uguale a tutti gli uomini di paese libero. Tutto quello che passò sia per sempre dimenticato.

Tali sono le leggi degli uomini della libertà.

Li 9 piovoso anno 7° della repubblica francese, una ed indivisibile.

Viva la repubblica.

Goyneau.


Pendente la sua prigionia nel forte contrasse il signor Sito una specie d’amicizia col capitano d’artiglieria Chevalier marsigliese. Avendo questi la moglie negli ultimi periodi di gravidanza, lo richiese d’una camera nella sua casa in Ceva onde poterla far meglio assistere nel suo parto.

Di buon grado gliel’accordò l’attuaro Sito, che fu poco dopo rimesso in libertà. Si diede in queste circostanze lo spettacolo ai Cevesi d’un battesimo alla repubblicana.

Avendo madama Chevalier dato felicemente alla luce un figlio maschio, il comandante del forte si esibì di farla da padrino. Si stabilì il giorno pel solenne battesimo. Si adunarono nel palazzo civico il comandante, tutta la municipalità, ed il giudice di pace avv. Antonino Morretti vestito da guardia nazionale, tutti cinti della sciarpa tricolore. Si [p. 290 modifica]portarono all’alloggio della puerpera, e col bambino sostenuto dalla nutrice ritornarono al palazzo di città. Là si stese l’atto seguente.


Libertà, Virtù, Uguaglianza.


Ceva, li 30 ventoso anno 7 repubblicano primo della libertà Piemontese.


La Municipalità.


Nel giorno d’oggi si è presentato al palazzo municipale il cittadino Giuseppe Stefano Chevalier della città di Marsiglia.

Quale presenta per l’effetto della soscrizione al registro civico, il cittadino nato dal di lui matrimonio colla cittadina Teresa Bossi della città di Milano.

Si è al detto cittadino nato, imposto il nome di Pietro Bruto dalli padrino e madrina, Pietro Goyneau e Catterina Guglieri Argens della villa di Borgomare provincia d’Oneglia.

E se ne è rogato dalla municipalità il presente atto. Ceva, li 30 ventoso anno 7 repubblicano primo della libertà Piemontese.

Nato il detto infante li 14 ventoso a tre ore dopo mezzo giorno.

Pierre Goyneau, Chevalier.

La madrina ha fatto il † presente, segno.

Ceva Presid.
Carrara Segretario.



Quest’istesso giorno fu destinato ad un’altra festa, per non dire ad un altro spettacolo ben poco onorevole per chi l’immaginò, e di profondo rammarico pei sudditi fedeli di Casa Savoia.

Si erse avanti il palazzo civico una macchina di fuochi di gioia, vi si appesero diversi ritratti ed armi di regnanti Sabaudi; con quante pergamene di nobili si poterono avere, e fattosi un invito a suon di tromba a tutti gli abitanti di [p. 291 modifica]Ceva di portarsi a questa festa con minaccia di prender nota degli assenti, si trovò la piazza piena zeppa di spettatori.

La comitiva del battesimo fece circolo a questo strano apparato, e datosi fuoco alla macchina, mentre s’abbruciavano i ritratti principeschi colle loro cornici dorate, e stridevano le pergamene di nobiltà s’intuonarono a piena gola canzoni patriotiche, e si facevano degli urli da pazzi gridando viva la repubblica, viva la libertà, morte ai tiranni.