Novella XXIX. Sotto specie di fare alcuni incantesimi, uno scolare di paura se ne muore, essendo in una sepoltura
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— XXX. Un prete castrato porta addosso i testicoli; ed una fanciulla glieli mangia, credendo che fossero fichi
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— XXXI. Un giovine milanese innamorato d’una cortigiana in Yinegia, s’avvelena, vergendosi da quella non essere amato
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— XXXII. Pronto ed arguto detto d’un buffone alla presenza del duca Galeazzo Sforza, contra i frati carmelitani
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— XXXIII. Un vecchio innamorato è cagione della morte sua e del proprio figliuolo per gelosia di una femina
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— XXXIV. Il signor Girolamo della Penna in Polonia chiede ostie per pigliar delle pillole; e per non l’intendere, a tutti i modi vogliono comunicarlo
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— XXXI. Un dottore cambia vestimenti col marito della sua innamorata, e si giace con lei da mezzogiorno
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— XXXVI. Il gran maestro di Francia argutamente riprende il re Lodovico XI d’un errore che faceva
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— XXXVII. Teodoro Zizino, sprezzato dalla sua innamorata, s’ammazza in Raglisi
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— XXXVIII. Il Perotto mantovano, essendo in Modena, è dalle donne per Giudeo beffato, per la sua poca ed abietta presenza
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— XXXIX. Don Giovanni Emanuel ammazza sette Mori; ed entra nel serraglio dei lioni, e ne esce salvo per amor di donna
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— XL. Antonio Caruleo fa rubare una bellissima cavalla, e alla fine resta beffato dal padrone della cavalla
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— Xl.I. Varii e bei motti con pronte risposte dati a tempo, esser bellissimi, e giovare spesse fiate
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— XLII. Un atto, ancor che incivile, può esser commendato, secondo il tempo, il luogo e il proposito a che si fa
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— XLIII. Don Anselmo e don Battista, credendosi