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182 | capitolo terzo. |
e Carlino fa meraviglie sul clavecin tanto che il collega gli dice spesso: bravo! Il delizioso profumo del Settecento ammollisce i cuori. Jeanne sospira, Fusarin ritrova in sè veteris vestigia flammae, si attenta di accarezzarle, di soppiatto, una mano, onde Jeanne si alza e va, con un lievissimo sorriso traditore, a voltar le pagine a suo fratello. Fanelli indovina e guarda maliziosamente Fusarin che si butta sul davanzale di una finestra e incensa le stelle con il suo manilla. Berardini fiuta un intrigo, incontra due volte, per caso, i begli occhi di Jeanne, palpita, sogna un’avventura casanoviana. Jeanne sente il proprio fascino, ne gode per lui al quale idealmente appartiene. E il cortigiano Bach va intorno lusingando ciascuno con parolette dolci, con risolini blandi, s’inchina grazioso con un colpo di tricorno al vento e si ritira. Berardini applaude forte e subito trova modo di sussurrare a Jeanne, in francese, che non ha udito niente, che ha veduto lei sola, che bisogna riprodurre nel ballo i personaggi degli affreschi, ch’ella sarà Calipso e lui il mare. “L’amer?„ dice Fanelli, ficcando il naso nel dialogo. “Il l’est toujours. N’en goûtez pas!„ E una risatina. Zitto, perchè adesso entra So Ecelenza el nobilomo Marcello e Chieco richiama Jeanne.
“Bella mia, non date retta alle asinate di co-