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de la bestia trionfante |
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trario, e, se tal volta avviene, ch’egli non possa esser capace di questo, non si determini, ma resti in dubbio, sin tanto che non venga risoluto, dopo penetrato entro la midolla del senso. Consideri appresso, che questi son dialoghi, dove sono interlocutori, i quali fanno la lor voce, e da' quali son rapportati gli discorsi di molti e molti altri, che parimente abbondano nel proprio senso, ragionando con quel fervore e zelo che massime può essere ed è appropriato a essi. Per tanto non sia chi pensi altrimenti, eccetto, che questi tre dialoghi son stati messi e distesi sol per materia e soggetto d’un artificio futuro; perchè, essendo io in intenzione di trattar la moral filosofia secondo il lume interno, che in me ha irradiato ed irradia il divino sole intellettuale, mi par espediente prima di preporre certi preludj a similitudine de musici: imbozzar certi occulti e confusi delineamenti ed ombre, come i pittori; ordire e distendere certe fila, come le tessitrici; e gittar certi bassi, profondi e ciechi fondamenti, come i grandi edificatori: il che non mi parea più convenientemente poter effettuarsi, se non con porre in numero e certo ordine tutte le prime forme de la moralità, che sono le virtù e vizj capitali, nel modo, che vedrete al presente introdotto un ripentito Giove, ch’avea colmo di tante bestie, come di tanti vizj, il cielo, secondo la forma di quarantotto famose imagini, ed ora consultar di bandir quelli dal cielo, da la gloria e luogo d’esaltazione destinando loro per lo più certe regioni in terra, ed in quelle medesime stanze facendo succedere le già tanto tempo bandite e tanto indegnamente disperse virtù. Or mentre ciò si mette in esecuzione, se vedete vituperar cose, che vi paiono indegne di vitupero, spregiate cose degne di stima, inalzate cose