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paolina. | 35 |
quasi impossibile la conoscenza degli enormi patimenti del proletario.
Il marchese, di cui non palesiamo il nome, nè i connotati più essenziali, pel motivo che vive tuttora, e si occupa perdutamente d’imprese galanti, che non gli tolgono per nulla il prestigio d’un uomo onesto e distinto, è sdraiato oscenamente sopra un sofà orientale, fumando tabacco turco in una pipa di Scemnitz dorata.
La sua età forma un contrasto ripugnante co’ suoi costumi; egli può aver cinquant’anni, ma alcune rughe che solcano le sue guancie smunte ed illividite, e una fronte breve e sporgente, accusano una virilità accelerata dalle dissolutezze, e una vecchiaia precoce.
Nella sua gioventù viaggiò per l’Italia; passò alcuni anni in Francia, dove lasciò non poca fama di sè negli annali amorosi di quella nazione. — Splendido, ma per ambire distinzione, sozzo, brutale per istinto, abbietto e codardo per natura, egli riuniva in sè tutti gli attributi malvagi della nostra razza; cosicchè, ciò che è disseminato in molti individui, si compendiava in lui solo, e non aveva una sola virtù, nulla di nobile ad opporvi, tranne un’abilità inimitabile di celarli.
Noi ne faremo l’innominato del nostro racconto, e con maggiori motivi che non avesse il celebre romanziere di nascondere il suo. — Egli è a dispetto dei buoni che la ricchezza offre agli iniqui una difesa contro la comunione delle opinioni, contro le leggi, e non di rado anche contro la giustizia e la severità della fama; e a questa condizione vi