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bile l’effettuazione di ogni desiderio che abbia un fomite nella ricchezza, e sarà ancor lontana dall’aver un’idea adeguata di quel luogo, più degno d’essere il soggiorno della Divinità che dell’uomo.

Dall’apparato straordinario dei doppieri, dal movimento incessante dei servi, da alcun ordini dati, rimossi, e ridati in breve spazio di tempo, appariva manifesto che dovesse avervi luogo in quella sera qualche cosa di eccezionale — Ed era.... un’orgia solenne, colossale, gigantesca, al cui confronto, le cene tanto famose dei Romani, e le refezioni di Claudio e di Eliogabalo, erano merende da fanciulli, erano un passatempo scipito che si riferiva solo al senso del gusto; una di quelle orgie, cui non tutti gli eroi della più eletta società hanno preso parte, dove si profonde in un’ora quanto basta per nutrire in un lustro cento famiglie povere; dove le più belle ree ricercano di abbracciamenti voluttuosi come le Urì del Corano, e la vita quasi si scioglie pel senso troppo eccitato del godimento.

Questa è la grande, la vera, la nobile esistenza, alla cui misura d’un giorno, contribuiscono per un anno mille braccia incallite nel lavoro, mille giovani creature, gracili, vaghe, soffrenti, rimunerate in ragione di cinquantacinque centesimi al giorno, nutrientisi di solo latte e di pane, e finalmente costrette a prostituirsi per vivere, giacchè bisogna pur vivere.

Ma a ciò non pensavano il marchese ed il suo amico, perocchè vi ha un abisso tra queste due classi estreme della società, e la ricchezza accieca sempre l’intelletto e rende