Pagina:AA.VV. - Commedie del Cinquecento, Vol. I, Laterza, 1912.djvu/284

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276 i tre tiranni

          Timaro  Cianciatore!
          Di’ pur, ch’è l’arte tua. Ecco Crisaulo
          che torna anch’egli a casa.
          Pilastrino  Ci ha veduti.
          Andiara da lui, che aspetta.
          Crisaulo  . Ben venuto.
          Pilastrino  Ben ti venga, poi e’ hai per me mandato
          perché merendi teco.
          Crisaulo  Ascolta, prima,
          quello che t’ho da dir: poi, se vorrai,
          potrai mangiare.
          Pilastrino  Oh! Se bevessi prima,
          t’ascolterei pur troppo volentieri
          e con pazienza.
          Crisaulo  Orsú! Non mei far dire
          duo volte o tre.
          Pilastrino  Di’ presto quel che vuoi.
          Crisaulo  Tu ti sei governato in un tal modo
          di quel tuo tradimento che potresti
          essern’ancor pentito; e giá, fin ora,
          / saresti forse in man de la giustizia,
          se non fosse che t’hanno riguardato
          , sol per mio amore. Or lascia andar le ciance
          e fa’ che la sua robba torni a casa.
          Altrimenti ti dico che ’l maggiore
          nimico ch’abbi a aver voglio esser io.
          Ma non penso che manchi.
          Pilastrino  Hai detto assai:
          ma non t’intendo.
          Crisaulo  Ti farò sturare
          gli orecchi, per mia fé. Dico che ornai
          le tuoi ghiottonarie sono scoperte
          e che, se tu non rendi a Girifalco
          la robba sua, ti vo’ far pigliar io
          e darti a l’auditore.
          Pilastrino  Oimè meschino!