Pagina:AA.VV. - Commedie del Cinquecento, Vol. II, Laterza, 1912.djvu/407

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atto querto 395

          Messer Rimedio.  Dunque, lasciatemi
          parlar quietamente.
          Girolamo.  Contentissimo
          son io.
          Bernardo.  Ed io.
          Messer Rimedio.  Dimmi un po’: vedestilo
          affogar, tu?
          Spinetta. Veddi la nave propria,
          o v’era, andar in fondo.
          Bernardo.  Dunque, essere
          non può giá qui.
          Messer Rimedio.  Che dite or voi, Girolamo,
          a questo?
          Girolamo.  Dico che vedde somergere
          una fusta ove io fui, che verissimo
          è questo; ma di quella giá cavatone
          ero stato.
          Bernardo.  Oh! Gli ha trovata la gretola
          ond’uscir.
          Messer Rimedio.  Per mie’ fé’, ch’i’ son in dubbio
          a chi mi debba di questi duo credere.
          Bernardo.  Ascoltate, gentiluomo, di grazia.
          Gli è, in questa terra, un altro testimonio
          che, bisognando, proverrá il medesimo.
          Girolamo.  Sará un tristo; ch’e’ ribaldi sogliono
          favorirsi l’un l’altro.
          Bernardo.  Tu ribaldo
          sei, dico, e un truffatore.
          Messer Rimedio.  Ecco a combattere?
          Girolamo.  E chi sará costui?
          Bernardo.  È un mio fedelissimo
          servidor che fu anco di Girolamo
          mio padre.
          Messer Rimedio.  Non sará fuor di proposito.
          Gli è ben che noi l’udiamo.
          Girolamo.  Come chiamasi
          questo tuo servidor?