Pagina:AA.VV. - Commedie del Cinquecento, Vol. II, Laterza, 1912.djvu/412

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400 i bernardi

          ha voluto la chiave, fa ch’i’ dubiti
          di qualche mal.
          Albizo.  Che mal? che va benissimo.
          Bolognino.  Oh padroni Siate qui, ch? come avvennevi?
          trovòvi Fazio a far fardel?
          Albizo.  Non credere
          ch’i’ sie, ne’ fatti mie’, si poco cauto.
          Com’i’ sentii la chiave in l’uscio mettere,
          imbucai sotto ’l letto; ch’era in camera
          per apostar quel ch’i’ potessi in pegno
          mandare. E quivi mi messi: con animo
          di starvi tanto ch ’e’ partissi, e poscia
          seguir il fatto mio.
          Bolognino.  Che fatto?
          Albizo.  L’opera
          che far disegnavamo. Ma proveddemi
          la fortuna di meglio assai.
          Bolognino.  Che «meglio»?
          Albizo.  Tanti scudi ch’a pena posso muovermi
          con essi a dosso. La borsa, le maniche,
          il petto anco n’ho pieno.
          Bolognino.  Eh! La baia
          volete meco.
          Albizo.  Te voglio la baia?
          Cerca anco qui; e qui.
          Bolognino.  Oh! Che miracolo
          è questo?
          Albizo.  Amor vuol farmi felicissimo
          sopr’ogni amante.
          Bolognino.  Ditemi, di grazia,
          come facesti averli; ch’i’ strabilio.
          Albizo.  Non tei vo’ dir, se prima non promettimi
          di noi dir mai.
          Bolognino.  Dunque, di me si dubita?
          Albizo.  Che so io? L’è cosa d’importanzia.
          Bolognino.  Eh! che m’avete stracco!