Pagina:AA.VV. - Commedie del Cinquecento, Vol. II, Laterza, 1912.djvu/413

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atto querto 401

          Albizo.  Orsú! Vo’ dirtelo;
          i’ son contento. Or odi. E’ tornò el vecchio,
          con una borsa piena, pur con animo
          di riporla, pens’io, nello scrittoio.
          Ma, come fu con essa giunto in camera,
          s’accorse non aver le chiave (e credomi
          l’avessi fuor lasciate in qualche fondaco
          o in qualche banco dove spesso bazzica):
          e, per non ritornar fuor con quel carico
          di quella borsa, per certo credendosi
          ch’en casa non fussi persona, messeli,
          cosi come gli ave’, sotto la coltrice
          del letto e, senza far altro, di camera
          s’uscí; e, tratta la chiave de l’uscio,
          a cagion che da altri non potessesi
          aprir, lo tirò a sé ed andò subito
          fuor, da l’uscio di dietro. Io, che sentitolo
          avea toccar il letto, come giovane
          desideroso di veder e ’ntendere
          quel che ave’ fatto, alzai dipo’ la coltrice
          e trova’ quella borsa piena.
          Bolognino.  O Albizo,
          che sorte è stata questa!
          Albizo.  E, resolutomi,
          senza pensarvi piú su, di servirmene
          a’ mia bisogni, ne cavai...
          Bolognino.  Che? l’anima?
          Albizo.  ...l’anima, tu l’ha’ detto; e riempiegnene
          di rena.
          Bolognino.  Oh! To’ quest’altra!
          Albizo.  E serra’ l’uscio
          come l’ave’ lassato; ch’empossibile
          è che ma’ pensi ch’uom alcuno abbiali
          possuti aver.
          Bolognino.  Mi piace. Ma che numero
          sono? Ditemi ’l vero.