Albizo. Orsú! Vo’ dirtelo;
i’ son contento. Or odi. E’ tornò el vecchio,
con una borsa piena, pur con animo
di riporla, pens’io, nello scrittoio.
Ma, come fu con essa giunto in camera,
s’accorse non aver le chiave (e credomi
l’avessi fuor lasciate in qualche fondaco
o in qualche banco dove spesso bazzica):
e, per non ritornar fuor con quel carico
di quella borsa, per certo credendosi
ch’en casa non fussi persona, messeli,
cosi come gli ave’, sotto la coltrice
del letto e, senza far altro, di camera
s’uscí; e, tratta la chiave de l’uscio,
a cagion che da altri non potessesi
aprir, lo tirò a sé ed andò subito
fuor, da l’uscio di dietro. Io, che sentitolo
avea toccar il letto, come giovane
desideroso di veder e ’ntendere
quel che ave’ fatto, alzai dipo’ la coltrice
e trova’ quella borsa piena. Bolognino. O Albizo,
che sorte è stata questa! Albizo. E, resolutomi,
senza pensarvi piú su, di servirmene
a’ mia bisogni, ne cavai... Bolognino. Che? l’anima? Albizo. ...l’anima, tu l’ha’ detto; e riempiegnene
di rena. Bolognino. Oh! To’ quest’altra! Albizo. E serra’ l’uscio
come l’ave’ lassato; ch’empossibile
è che ma’ pensi ch’uom alcuno abbiali
possuti aver. Bolognino. Mi piace. Ma che numero
sono? Ditemi ’l vero.