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154 l’aridosia


SCENA VI

Erminio, Lucido ed Aridosio.

Lucido. Volete voi niente, patrone?

Erminio. Oh Lucido! Si, voglio. Ascolta.

Lucido. Andate dov’io v’ho detto.

Aridosio. I' mi riposo, intanto; e non ho fretta; ed ho paura andar solo. Della borsa ho paura.

Lucido. Fate voi. Che comandate?

Erminio. E’ si pensa a’ casi d’ognuno e a’ mia niente.

Lucido. Pensate voi che io procuri e’ fatti d’altri e e’ vostri si gittin dret’alle spalle?

Aridosio. Questo bisbigliare intorno alla borsa non mi piace.

Lucido. Non vi diss’io che avevo quasi trovato un modo, stanotte, per il quale voi vi potessi contentare?

Aridosio. Ch’avev’egli trovato?

Erminio. Si; ma, non mi avendo poi dett’altro, pensai che fussi vento.

Lucido. Io ho pensato che voi entriate in uno forziere e, fingendo di voler mandare panni ed altre robe, vi facciate portare insino in cella sua.

Aridosio. Oh! E’ mi batte il cuore. Ma, s’i’ veggio chinargli o far atto nessuno, io griderrò.

Erminio. Finisci.

Lucido. Poi, uscir del forziere.

Erminio. E poi?

Lucido. Sono stato per dirvelo!

Erminio. Tu hai pensato a altra cosa che a quella ch’io volevo che tu pensassi.

Aridosio. Oh borsa mia! che pagherei io d’averti in seno!

Lucido. Io mi penso che il desiderio delli innamorati sia il ritrovarsi con la dama; né penso che voi speriate che la vi doni mille scudi.