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240 il ragazzo


Ciacco. Anzi, è che voi noi sapete. Ed io penso che non v’intendiate a pena di grammatica, non che di filosofia.

Flamminio. Non lo punger, se vuoi prendere spasso. Fino a qui le cose van bene.

Pedante. Ora intendi, che io te lo declaro. Anima ea est qua vivimus, l’anima è quella parte per la quale l’uomo vive; perché, quando l ’anima relinque questa corporea e fetida massa, tunc actum est della vita, allora non si può vivere. Che ti pare? non è cosi?

Ciacco. Cotesto dove l’avete voi pescato?

Pedante. Ne parla diffusamente, non pur Cornucopia e Calepino, ma tutti e’ codici latini.

Ciacco. Non sanno nulla questi vostri podici e capelini.

Pedante. Vuoi tu ch’io te la diffinisca secondo l’alto e penetrativo intelletto del gran Platone? o vero come vuole la scola dei sacri di teologia professori?

Ciacco. Questo poco basta a farmi intender che voi non sapete nulla.

Pedante. Homine imperito non è cosa piú misera, come bene locutus est Terentius Apher.

Ciacco. Ho ascoltato voi; ed è ben ragione che voi ancora ascoltiate me.

Pedante. È cosa onesta, ma non copulata con l’utile, come vult Marco Tullio nel primo libro De officiis da noi illustrato con lucida interpretazione.

Ciacco. L’anima... Udite bella comparazione, e trovata da questo cervello! L’anima, a dirlo in due parole, è come il vino.

Pedante. Ah! ah! ah!

Flamminio. Ah! ah! ah!

Ciacco. E, che sia il vero, ecco la ragione. Il vino è da per sé buono; e l’anima buona. Se metti il vino in una botte netta, egli ritiene la sua bontá; se l’anima entra in un corpo buono, ella ancora riman buona. Torno al vino. Se lo poni dentro una botte che abbi qualche strano odore, egli di subito riceve qualitá da quello e si guasta. Cosi, se l’anima entra in un corpo mariuolo, ella similmente diventa asina. Ergo, adunque, l’anima è come il vino. Che vi pare?