Pagina:AA.VV. - Commedie del Cinquecento, Vol. II, Laterza, 1912.djvu/326

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314 i bernardi

          Gianni.  Chi? la Lucrezia
          di Bernardo?
          Alamanno.  La figliuola di Cambio
          Ruffoli, si.
          Gianni.  Dunque, si può conchiudere
          che voi siete a un taglier medesimo
          duo ghiotti.
          Alamanno.  No. Bernardo la sua opera
          mi presta in questo; ed io gli rendo il cambio
          in trattener l’Emilia, di cui spasima
          egli, non di Lucrezia.
          Gianni.  Dch! Ve’ chiachiera!
          E’ fa a l’amor per voi e voi il simile
          fate per lui?
          Alamanno.  Si.
          Gianni.  Non posso intendere
          questa cosa, né che diavolo muovere
          vi possa a usar, in questo, simil termini.
          Forse che siete di tal sorte giovane
          che avete bisogno ch ’un uom simile,
          che sta con altri, vi faccia aver grazia
          colla dama, ch? Or non vi basta l’animo
          acquistarla da voi, che è d’un povero
          uomo figliuola?
          Alamanno.  E perché l’è d’un povero
          uomo figliuola, come di’, diffidomi
          v io; e dirotti perché. Ella conoscesi
          non aver dote: e non gli par essere
          tal che per sposo un uom come me meriti;
          ed, ogni di, mi fa favor piú debole.
          Onde, vedendo a Bernardo piú facile
          l’aquistarla, come amico, imposigli
          che vi attendessi egli: intendendosi
          che, se mai dello amor fusse a buon termine,
          mettessi me nel grado suo; ed io il simile
          facessi della Emilia, la cui grazia