Pagina:AA.VV. - Commedie del Cinquecento, Vol. II, Laterza, 1912.djvu/337

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atto primo 325

          il pregar: che non volle; e, senza indugio,
          dette volta al ronzin, che possa rompere
          il collo!
          Fazio. Oh Dio! Che partito ho io a prendere?
          Bolognino. A mandar a Viterbo un uomo, subito.
          Fazio. E chi debb’io mandare?
          Bolognino. Mandate Albizo.
          Fazio. Cosí solo?
          Bolognino. Se io sono a proposito,
          andrò in sua compagnia. E, s’abbia m lettere
          di favore a chi ministra giustizia
          o a qualch’amico, ben mi basta l’animo,
          con Albizo, di far qualche buon’opera.
          Fazio. I* temo che non sia un gittare il manico
          dietro alla scure.
          Bolognino. Eh! che non ci è pericolo.
          Fazio. Tu sai ben, tu. Poi, che può far un giovane
          con un par tuo?
          Bolognino. Fate voi. Spendetemi
          per quel ch’i’ vaglio.
          Fazio. Vo’ pensarci.
          Bolognino. Fatelo.
          Fazio. Ma dimmi: sa’mi tu dir dov’è Albizo?
          Bolognino. Alla Nunciata, a udir messa, dissemi
          che andava.
          Fazio. Sta ben. Se torna, fermalo
          a casa.
          Bolognino. Tanto farò. Or fa opera
          la medicina. Dio voglia giovevole
          ne sia a’ nostri bisogni. I’ vo’ subito
          andar a cercar d’Albizo, che ei sappia,
          se gli accadessi, a suo padre rispondere
          ch’è presto alle sua voglie: che certissimo
          son ch’alia fin, dopo molto dibattersi,
          piglierá questo partito per ottimo;
          che, benché lo ritenga un po’ el grandissimo