Cambio. Deh! Seguita. Fazio. «... e piú che mai contento perché truovomi
dumila scudi contanti. E, benché erano
del mie’ padron, son mia...». Oh ribaldo!
S’ha fatto sua e’ mia danar. «... che ’l salario
monta assai piú; che l’ho servito dodici
anni». E’ ne mente, il tristo, per la pessima
gola; per ciò che, assai piú che non merita
il suo servizio, l’ho pagato. Cambio. Seguita
pure. Fazio. «Ed, acciò che non mi truovi facilemente,
mi sto rinchiuso in una camera
d’un oste...». Oh traditore! «... e, com’ho l’animo
tuo saputo, uscirò fuori. Ora pregoti,
se ti vuoi meco per sposa coniungere...»
Gli scrive alla tua figliuola? Cambio. Vedilo. Fazio. «... che mei dimostri in questo, che a far facile
ti fia: cioè che, letta questa lettera
(intendendo, però, se fuori è Cambio
tuo padre), un pannolin bianco subito
ponga alla tua finestra, fuor, per segno;
e l’uscio tuo socchiuda si che, a spignere
solamente, si apra. Io, che di subito
ne sarò avisato, arò tanto animo
ch’uscirò fuori. E fa’ che la tua camera
terrena sia aperta, che, piacendoti,
ivi me ne enterrò: dove quietissimo
mi starò infin che tuo padre sia itone
a letto. Allora tu, com’amorevole
che sempre mi sei stata, giú verra’tene.
Li parleremo alquanto insieme: e, datoci
la fede l’uno a l’altro, la medesima
notte, te ne merrò per sposa a Genova;
ed uscirai di si fatta miseria