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398 i bernardi

          di questa matassa. E noi aspettiamoti
          qui fuori.
          Bernardo.  Ecco ch’i’ vo.
          Messer Rimedio.  E voi, Girolamo,
          siate contento a questo?
          Girolamo.  I’ vi ringrazio
          e contento ne sono; ma i’ dubito
          che non verrá altramente.
          Gianni.  Deh! Lasciatemi
          dir duo parole.
          Messer Rimedio.  Dinne venti, e spacciati.
          Gianni.  Padron, non bisogn’altro testimonio,
          a provar che quel tristo non è Giulio,
          che Alamanno vostro, ch’amicissimo
          gli è.
          Messer Rimedio.  E a chi?
          Gianni.  A Giulio, dico.
          Girolamo.  A Giulio
          mio figliuolo?
          Gianni.  A Giulio di Girolamo.
          Messer Rimedio.  È dunque in questa terra?
          Gianni.  E conoscetelo.
          Ma che dich’io? Gli è a Roma, ora.
          Messer Rimedio.  Dov’abita,
          poi ch’il conosco?
          Gianni.  Con Fazio Ricoveri.
          Messer Rimedio.  E chi sta altri, con Fazio Ricoveri,
          che un genovese?
          Gianni.  Cotestui è Giulio.
          Messer Rimedio.  Che di’ tu «Giulio», pazzo? che domandasi
          Bernardo. 
          Gianni.  Ben, be’, padron: domandatene
          pur Alamanno; che, benché egli chiamisi
          Bernardo, gli è quel ch’i’ vi dico. Statene
          sopra di me.
          Messer Rimedio.  Perché non lo dicevi
          allor che c’era colui?