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Venne maestro Biagio prestamente,
e diede alla regina un bel saluto:
— Colui che fé’ la luna e ’1 di lucente
ti salvi e guardi e sia sempre in aiuto! —
E la regina a lui similemente
disse: — Maestro, siate il benvenuto!
Se per guarirmi venuto sarete,
da me denar, quanti volete, arete. —
25
Disse maestro Biagio: — Alla buon’ora!
io credo in ogni modo voi guarire. —
E cominciò la sua disgrazia allora
a raccontare e donde egli ha a venire,
e come fu del suo paese fuora,
e quel che in mare gli ebbe a intervenire
che perse ciò ch’aveva dentro in mare,
— come il maestro giá v’ebbe a raccontare.
26
— Orsú, poi che tu sei si buon maestro,
come m’ha detto dianzi qui costui... —
E lui col suo parlar rispose destro:
— Sempre mai, in ogni lato dov’i’ fui,
ho voluto veder senza sinestro
e la mattina; cosi dico a vui.
Ma mi bisogna, a volervi sanare,
veder con l’occhio e con la man toccare. —
27
Fu data in cura a Biagio ogni donzella,
e ’n camera n’andò, dov’eran quelle.
A Biagio gli parea ciascuna bella,
che rilucevan come fan le stelle.
Biagio a ciascuna di quelle favella:
— Cavatevi ciascuna le gonnelle,
ché mi bisogna, per la fede mia,
vedere a tutte vostra malattia. —