Pagina:AA. VV. – Fiore di leggende, Cantari antichi, 1914 – BEIC 1818672.djvu/135

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E volgeva si spesso gli occhi sui
come fa chi d’amor forte si duole,
e, quando si trovava a sol con lui,
si gli diceva amorose parole.
Messer Guglielmo, ch’era dato altrui,
vedendo ciò che la duchessa vuole,
no gliel negava e no l’acconsentia
per celar quella che l’avea in balia.
17
Un giorno er’ito el duca a suo diletto
fuor della terra a un suo ricco palazzo,
e la duchessa sanza ignun sospetto
prese messer Guglielmo per lo brazzo
e menosselo in zambra a lato al letto,
ragionandosi insieme con sollazzo;
e, per giuocar, la donna e ’1 cavaliere
fece venir gli scacchi e lo scacchiere.
18
Da poi ch’egli ebbon tre giuochi giuocato,
la duchessa, eh’Amor sovente sprona,
disse: — Messere, avete disiato
giá gran tempo d’avere mia persona;
or prendete di me ciò che v’è a grato. —
Ed abbracciandol gli baciò la gola,
poi gli baciò ben cento volte il viso,
prima che ’l suo dal suo fosse diviso.
19
Ed abbracciandol gli dicea: — Amor mio,
perché mi fate d’amor tanta noia?
Deh, contentate’l vostro e mio disio!
prendiamo insieme dilettosa gioia,
io ve ne prego pell’amor di Dio,
o dolce amico, prima ch’io mi muoia!
Se mi lasciate cosi innamorata,
oimè, lassa, in mal punto fui nata!