Pagina:AA. VV. – Fiore di leggende, Cantari antichi, 1914 – BEIC 1818672.djvu/253

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8
Disse un de’ savi suoi : — Di questa offesa,
de’ due partiti l’un convien pigliare:
o noi ci apparecchiam per la difesa
in ogni modo e ’l me’ che possián fare;
o disarmati, senza far contesa,
incominciamo mercé a domandare;
ché io son certo ch’e’ roman saranno
pietosi si che ci perdoneranno. —
9
E la reina disse: — Al mio parere,
meglio è a fare una morte che cento;
ché, se noi ci arrendiamo al lor volere,
ne le prigioni ci faran far stento. —
E confortò la gente e fé’ le schiere,
dicendo: — Cavalicr pien d’ardimento,
vogliate innanzi morire ad onore
che viver con vergogna e disinore. —
10
Lo’mperador correndo usci di Roma,
dicendo a la sua gente: — Siate accorti
di prender la reina per la chioma,
la strascinate insin dentro le porti;
e ciaschedun clic sua gente si noma,
pedoni e cavalier sien tutti morti;
le dame ignude tutte le ispogliate,
e incontanente a Roma le menate. —
11
Quando la donna piena di bontade
vide venir lo ’mperador possente,
guardando intorno, da tutte contrade
premer si vide addosso molta gente;
ond’ella, sospirando con pietade,
iscese da cavai subitamente,
e cogli occhi levati, inginocchiata,
si fu di cuore a Dio raccomandata,