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Ed ella si parti con molto avere
e vassene a Bologna quando puote.
Quando fu giunta, ella volle sapere
chi di scienza sape’ me’ le note.
Fu col maestro, e disseli: — Messere,
con voi vo’ porre questo mio nipote,
ché l’amo piú che mio figliuolo assai,
e qui da lui non mi partirò mai.
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E se farete si ched egli appari
tanto che basti come voi sapete,
non ne pensate d’avere denari,
ch’io ve ne darò quanti vorrete;
si che, se non aveste piú scolari,
co’ sol costui ad agio ne starete. —
Disse il maestro, udendo tal sermone:
— lo ’1 faro savio piú che Salamone. —
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E poi che la fanciulla fu avviata,
ella imprende’ciò che vedea d’inchiostro.
Se la reina n’era domandata
da’ suoi baroni: — Ch’è del signor nostro?—
ella dicea: — Ene bene — ogni fiata,
— però che studia nel servigio vostro;
e spero in Dio che tornerá si saggio,
che di scienza non ara paraggio. —
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E quando la fanciulla fu cresciuta
tanto, era in etá di quindici anni,
e in quel tempo suo par non fu veduta
maestra di scienza sanza inganni:
da tutta gente maschio era tenuta
per atti, per sembianti e per li panni;
e di bellezze tante in sé avea,
che molte donne innamorar facea.