Pagina:AA. VV. – Fiore di leggende, Cantari antichi, 1914 – BEIC 1818672.djvu/300

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28
Ed ella disse: — Cavalier, va’ via;
ben lo sa Dio ch’io non ti posso atare,
ché ben facesti mattezza e follia
quando d’Eléna t’avesti a vantare;
ché chi cercasse Francia e Lombardia,
piú onesta donna non porie trovare;
ben credo che la morte ti ci mena,
quando t’avesti a vantare d’Eléna. —
29
Guarnier le disse: — Non mi abandonare»
aggi pietá di questo cavaliere,
ch’io t’imprometto, se mi vói atare,
ched io ti sposerò per mia mogliere;
e venga il Libro, ch’io tei vo’giurare:
ciò ch’io prometto ti voglio atenere.
Se d’Elena mi dai alcuna gioia,
tu mi puoi dar la vita e tór di noia. —
30
La donna disse: — Per le tue bellezze
di te m’incresce e piglia gran peccato:
però ti conteraggio le fattezze
d’esto palazzo, com’è ordinato;
e poi ti conteraggio le bellezze
di quella c’hae il viso angelicato:
delle sue gio’ assai ti posso dare,
se tu per questo ti credi scampare.
31
A l’entrar de la porta ha du’ leoni,
che sempre vanno disciolti e slegati :
e in capo de la scala è du’ dragoni,
che son per arte quine edificati:
madonna Elena ha du’ si bei figliuoli,
che’n paradiso par che fosser nati:
l’un nome ha Arnaldo, e l’altro Girondino,
ciascuno assembra un franco paladino.