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Or lascerem Cerbino alla fontana,
e torneremo al vecchio re canuto,
el qual la nuova dolorosa e strana
aveva giá, secondo ’l ver, saputo
della gran rotta e di sua figlia umana:
or s’egli ebbe dolore, el vecchio astuto,
noi può narrar né scriver la mia penna,
ché Amor ch’i’ lasci el suo pianto m’accenna
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e ch’io debba la storia seguitare,
per dare esempio a chi séguita Amore,
che viene i mia dolci versi ascoltare.
Egli è giá presso all’ultimo dolore,
ch’a Cerbin debbe sua vita mancare:
or mandò ’l re un suo ambasciadore
al re Guglielmo, a dir che la fé, data
da lui, come non gli è suta osservata.
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Lo ’mbasciador di nero era vestito,
e l’ambasciata al re Guglielmo fe’,
come Cerbin, valoroso ed ardito,
prese la nave e, senza aver merzé,
aveva ogni baron morto e ischernito;
e piú contò della figlia del re
come fu morta e svenata con doglia,
per non saziar di Cerbin la sua voglia.
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Sentendo el re la dolorosa nuova,
fu piú ch’altr’uomo dal dolor sommerso
e per maninconia luogo non truova;
e diceva: — O Cerbin crudo e diverso,
presto spenta sará ogni tua pruova!
Tu se’ caduto in caso si perverso,
che dee mancarti l’onore e la fama;
per che giustizia e morte ognun ti chiama. —