Pagina:AA. VV. – Fiore di leggende, Cantari antichi, 1914 – BEIC 1818672.djvu/45

Da Wikisource.

cantare primo 39


32
Allor messer Galvan disse: — Io mi vanto,
e d’esta cosa i’ mostrerò certanza:
io son avventuroso di cotanto
piú d’ogni cavalier che porti lanza;
e chi cercasse il mondo tutto quanto,
non troveria una sí bella amanza
come è la mia gentile damigella;
e quella è il fiore d’ogni donna bella. —
33
E la reina disse a tutti quanti:
— Lo bando della corte ora intendete,
conti e baroni e cavalieri erranti,
piccoli e grandi, quanti voi qui sète.
Ciascheduno che s’hanno dato vanti,
il terzo giorno a me ritornerete.
Chi s’è vantato, e nol possa provare,
tosto la testa li farò tagliare. —
34
La baronia di corte fu partuta;
messer Galvano in suo zambra fu ito,
ed all’anello disse: — Ora m’aiuta!
tosto ti muovi, o messaggiero ardito,
e la Pulzella Gaia mi saluta:
di’ ch’ella vegna col viso chiarito. —
La vertú dell’anello era mancata,
per quella gioia c’ha manifestata.
35
Messer Galvano forte lagrimava,
e disse: — Lasso! ch’io mi rendo morto. —
E a quell’anello pur si richiamava:
— Di quel ch’io dissi i’ non mi fui accorto! —
e fortemente lui lo scongiurava:
— Or mi soccorri, ch’io son a mal porto! —
All’anel non valea lo scongiurare,
ché piú vertude e’ non poteva fare.