Pagina:AA. VV. – Opuscoli e lettere di riformatori italiani del Cinquecento, Vol. I, 1913 – BEIC 1888692.djvu/236

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trazioni, e sia un ribaldo, pieno di litere ma senza spirito, con un bell’ingegno e ottima memoria ma con trista coscienzia. Non arebbeno spiritual gusto e sentimento delle cose divine, le quali non s’intendono in veritá, se non per fede, si come è scritto: «Se non crederete, non intenderete». E Paulo: «L’uomo animale non intende le cose dello spirito, delle quali tanto se ne sa, quanto per fede se ne sente». Onde Cristo: «Confesso a te, Padre, che i divini secreti, che ho revelati al mondo, tu l’hai ascosti ai savi e prudenti e revelati ai piccolini». In tal caso, adunque, delle cose divine n’arebbeno una opinione umana acquistata, ma non una certa chiarezza, si come ha chi sente con la viva fede. Però non doveremo fidarci di loro in credere quello che determinasseno, e si perché potrebbeno pronunziare il contrario di quello che credono con la loro fede morta, per essere tristi, e anco perché, sebbene fussemo certi che le loro determinazioni fusseno secondo che gli pare, in ogni modo non doveremo fidarci della loro dottrina, essendo umana e dubbia e non infusa e certa, né confirmata e stabilita con il testimonio dello Spirito santo. Imo essi propri non debbano, né possano fidarsi di quello loro sapere, non essendo se non un’umana opinione acquistata e dubbia. Non si può anco dire che se gli abbi a prestare fede per la loro gran santitá, che sia in loro, perché la vita loro grida il contrario. Né anche per i miracoli, che faccino in confirmazione di quello, che determinano; se giá per miracolo tu non intendessi il far figlioli senz’aver moglie, o serrare il paradiso a molti con la loro falsa dottrina e mali essempli. Ma poniamo che facesseno miracoli. Paulo, acciò non gli credessemo, ma sapessemo che saranno opere del demonio, ce ’l predisse, e cosí Cristo. Se adunque la nostra fede fusse fondata ne’ miracoli, non sarebbe male, ma bene il credere ad Antecristo. So che dirai : — Nelle cose che spettano alla fede e alli costumi siamo obbligati a credere ai nostri prelati e alla nostra Chiesa, perché Cristo ha promesso di non lassarla errare: però, sebbene i capi della Chiesa romana sono tristi, nientedimeno Lui