Pagina:AA. VV. – Opuscoli e lettere di riformatori italiani del Cinquecento, Vol. I, 1913 – BEIC 1888692.djvu/31

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prendono nell’amar Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze, e il prossimo come se medesimo. Chi sará dunque cosí arrogante e mentecatto, che ardisca darsi a credere di osservare intieramente questi due precetti? e che non veda che la Legge di Dio, richiedendo dall’uomo una perfetta dilezione, condanna ogni imperfezione? Consideri adunque ognuno le sue operazioni, le quali in parte gli paiano buone, e troverá ch’esse piú tosto si debbono chiamare «transgressioni» della Legge santa, conciossiacosaché sono operazioni impure e imperfette. Di qui risonano quelle voci di David: «Non intrare in giudicio col servo tuo, perché niun vivente sará giustificato nel cospetto tuo». E Salomone dice: «Chi può dire: — Il cuor mio è mondo —»? E Iob esclama: «Che cosa è l’uomo, perché egli sia immaculato, e apparisca giusto il nasciuto della femina? Ecco che fra i santi suoi niuno è immutabile, e i cieli non sono mondi nel cospetto suo. Quanto piú è abbominabile e inutile l’uomo, il quale bee, come l’acqua, la iniquitá!». E san Giovanni dice: «Se noi diremo di esser senza peccato, ci inganniamo». E il Signor insegnò che dicessimo ogni volta che oravamo: «Dimetti a noi i debiti nostri». Di qui si può raccogliere la stultizia di coloro che fanno mercatanzia delle loro opere, presumendo con esse di poter salvare non pur se medesimi, ma eziandio il prossimo, come se il Signor non dicesse: «Quando averete fatte tutte le cose che vi sono stale comandate, dite: — Noi siamo servi inutili. Quello, che eravamo obbligati a fare, abbiamo fatto —». Ecco che, quantunque osservassimo perfettamente la Legge di Dio, ci doveremmo giudicare e chiamare servi inutili. Ora, essendo tutti li uomini lontanissimi da questa perfetta osservazione, ardirá alcuno di gloriarsi di avere aggiunto tanto cumolo de meriti alla giusta misura, che n’abbia da donare agli altri? Ma, ritornando al nostro proposito, consideri il peccatore arrogante, il quale, facendo alcune opere nel conspetto del mondo laudevoli, pretende di giustificarsi al cospetto di Dio; consideri, dico, che tutte le opere, che vengono da impuro cuore e immondo, sono anco esse immonde e impure, e per conseguente non possono esser né grate a Dio, né efficaci a giusti-