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112 vii - cecco angiolieri


XCVIII

Quel che vorrebbe fare, se...

S’i’ fosse foco, arderei ’l mondo;
s’i’ fosse vento, lo tempesterei;
s’i’ fosse acqua, i’ l’annegherei;
4s’i’ fosse Dio, mandereil’ en profondo;
s’i’ fosse papa, sare’ allor giocondo,
ché tutt’i cristiani imbrigherei;
s’i’ fosse ’mperator, sa’ che farei?
8A tutti mozzarei lo capo a tondo.
S’i’ fosse morte, andarei da mio padre;
s’i’ fosse vita, fuggirei da lui:
11similemente faria da mi’ madre.
S’i’ fosse Cecco, com’i’ sono e fui,
torrei le donne giovani e leggiadre:
14e vecchie e laide lasserei altrui.

XCIX

I suoi gusti restano insoddisfatti per colpa dell’avarizia paterna.

Tre cose solamente mi so’ in grado,
le quali posso non ben ben fornire:
ciò è la donna, la taverna e ’l dado;
4queste mi fanno ’l cuor lieto sentire.
Ma sí me le convèn usar di rado,
ché la mie borsa mi mett’al mentire;
e, quando mi sovvien, tutto mi sbrado,
8ch’i’ perdo per moneta ’l mie disire.
E dico: — Dato li sia d’una lancia! —
Ciò a mi’ padre, che mi tien sí magro,
11che tornare’ senza logro di Francia.
Trarl’un denai’ di man seria piú agro,
la man di pasqua, che si dá la mancia,
14che far pigliar la gru ad un bozzagro!