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xx - messer niccolò del rosso | 217 |
XL
La morte distrugge i buoni, non i lor meriti.
Morte terribel, villana e soperba,
fine di posa, principio di doglia,
sfrenata lassiva d’onni rea voglia,
4cum pianto e sospir unita conserba;
contr’a qualunque natura reserba,
per piú bene, dii mondo onor e zoglia,
allor de lui, per mazor nostra voglia,
8ti fai peculio, perversa et acerba!
Non teme tu la dolorosa fama,
che per l’aire nel cielo sta di sopra;
11la voze, che de ti sempre riclama?
Et avvegna che la tua crudel opra
gli boni zi toglia, e di zò si gode,
14tu non removi però le lor lode.
XLI
In biasimo del vizio del giuoco.
Opra diabolica e fallo mortale
fu a far gli dadi cum sue false volte,
ché da lor scendeno inzurie molte,
4furti, mizidi: vertú non zi vale.
Ni dica omo: — Eo sono quel tale,
che zittar posso, ché assai ho recolte; —
ché, s’él gli fien le divizie tolte,
8cului piú tosto consente onni male.
Ancor del zuoco vien mazor follia:
ché lo perdente si stesso ha en oblio,
11blastema Cristo e la verzen Maria,
e cusi nega la gracia de Dio;
reman col domonio, ch’a tanto el guida,
14che si medesmo convèn che si uzzida.