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xx - messer niccolò del rosso | 225 |
LVI
Per la morte del conte Rambaldo Vili di Collabo
Scalza, spernata a modo d’un ribaldo,
entra molti diavoli, che planzia,
trovai la Morte, che de lor redia,
4dizendo: — Per leticia mi risbaldo,
ch’eo ho spinto da vita il buon Rambaldo:
e, quando quisti demoni el volia,
scese dal cielo la vergen Maria
8cum gli anzeli, e portòssil netto e saldo. —
Et eo allor respusi: — Deh villana,
vee come tosto tu pòi consolarli:
11unzidi i rei, e’l mondo ni resana! —
Et ella a me: — Frate, quanto mal parli!
Eo so’ magra, possendo star ben fresca,
14sol per fastidio di tanta vii ésca. —
LVII
Ancora sullo stesso soggetto.
Senno e valor vediam da nui diviso
e le vertú morali sono scorte;
a cortesia stanno eluse le porte,
4e’l pover vergognoso reman siso;
e dritto conseglio e lial zudiso
e le vicine pazi vanno torte,
possa che piacque a la crudele Morte
8extinguerni il buon conte de Treviso.
Lo qual vivea cum onni vera lode,
ponendo, senza notabel difetto,
11persona e divicie en altrui prode.
Ma credo ben che Dio, per gran deletto,
de lui reintegrasse il cielo, tanto,
14che dé’ esser remedio al nostro pianto.