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Pagina:AA. VV. – Sonetti burleschi e realistici dei primi due secoli, Vol. I, 1920 – BEIC 1928288.djvu/239

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xx - messer niccolò del rosso 233

LXXII

Contro Cangraude non vede difesa che nel pontefice.

Circumdederunt me doglie di morte,
vezendo questa cittade si sema
di provvidenza, ch’él par ch’onn’om tema
4póner remezo a l’opre scunze e torte.
E qual se mostra piú valente e forte,
cului piú tosto di paura trema:
de che il nostro contado tutto crema,
8e gli nemici vengon su le porte.
Padova non zi secorre ni segue;
ni anche il re da le vacche, quel ciego,
11che soda pace e ne mis’en tregue!
Dunque, Triviso, per merzé ti prego:
recomándati a la Glesia di Roma,
14che, quando vuole, onni sfrenato doma.

LXXIII

Implora aiuto dal papa per la sua cittá.

Digno papa Zovanni, nui siamo
Amor e Cortesia e Pietate
nel cospetto de la tua santitate:
4che tu zi secorri al nostro reclamo!
En tri canti Triviso edificamo
ad onor de la somma trinitate,
cum dolze sangue e molta puntate,
8secondo la natura, che abbiamo.
Or è che messer Cane da la Scala,
di vero senza lo perché ni come,
11per sua forza par ch’onni di lo assala.
Poi, padre, sèrbati il dato nome:
e cum la forte virga de iusticia
14campa gli oppressi di tanta nequicia.