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68 | vii - cecco angiolieri |
X
Fará ogni sforzo per vincere il disdegno di Becchina.
Quando veggio Becchina corrucciata,
se io avesse allor cuor di leone,
si tremarei coni’ un picciol garzone
4quando ’l maestro gli vuol dar palmata.
L’anima mia vorrebbe esser non nata,
’nanzi ch’aver cotale afflizione;
e maledico el punto e la stagione,
8che tanta pena mi fu destinata.
Ma, s’io devesse darmi a lo nemico,
e’ si convien che io pur trovi via,
11che io non temi el suo corruccio un fico.
Però, se non bastasse, io mi morda;
ond’io non celo, anzi palese ’l dico,
14ch’io provarò tutta mia valentia.
XI
La sua donna si compiace di farlo penare.
Io averò quell’ora un sol di bene,
ch’a Roma metterá neve d’agosto:
ma di dolor e d’angosce e di pene
4son piú fornito, ca ottobre del mosto.
E solamente questo mal mi vene,
per ch’io non posso aver un bon risposto
da quella, che ’l mie cor piú tristo tene,
8che non fa quel, che ne l’inferno è posto.
A torto e a peccato mi vói male;
e cosí torni nostra guerra in pace,
11corno di lei servir molto mi cale.
Cosi mi strugge stando contumace,
come ne l’acqua bollita fa’l sale:
14ch’io non n’ho peggio ancor, piú li dispiace.