Vai al contenuto

Pagina:AA. VV. – Sonetti burleschi e realistici dei primi due secoli, Vol. I, 1920 – BEIC 1928288.djvu/93

Da Wikisource.

vii - cecco angiolieri 87

XLVIII

Quando credeva di godersi il bene conquistato, si vede improvvisamente respinto.

Sed i’ avess’un mi’ mortal nemico,
ed i’ ’l vedesse ’n segnoria d’Amore,
in su quel caso li tornere’ amico
4e servire ’l si come mio segnore;
e ch’i’altro facesse, il contraddico,
però clh’i’ ho provato quel dolore:
chéd esser ricch’e divenir mendico
8è appo quell’un farsi ’mperadore.
Chi noi mi crede, si ’l possa provare,
si come io, che per lo mio peccato
11cinqu’anni ho tempestato ’n su quel mare.
E, quand i’credev’esser apportato,
una corrente, ch’c peggio che’l Fare,
14si m’intravers’, e pur son arrestato.

XLIX

Chi sa perché Becchiwa non l’ama piú!

Il come né ’l perché ben lo sa Dio,
in neun modo veder i’ non posso
per ell’a Becchina sia ’l cuore rimosso,
4ch’èssar solev’una cosa col mio;
ed or non ha piú speme né disio,
che di vedermi tranat’ad un fosso;
e ’l diavol m’ha di le’ fatto si grosso,
8che metter giá non la posso ’n ublio.
Credo che sia per alcun mi’ peccato,
che Die mi vuol questo perieoi dare,
11per ched i’ l’am’e da le’ si’ odiato.
E, s’or un tempo m’ha lasciat’andare,
s’i’ veggio ’l di, ch’i’ sia disamorato,
14saprò un poc’allor piú che mi fare.