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6 xxii - ser cecco nuccoli

X

Se non si conforta del suo amore, morrá.

Ramo fiorito, el di, ch’io non ti veggio,
mio lieto cor di doglia si trafigge,
e la smarrita mente se refigge
4con quel signore Amor, cui sempre chieggio.
Ond’io ne prego voi, prima ch’io peggio
stia, ch’io vegna só’la tua merigge;
se non, la Morte dal corpo defigge
8l’alma, che nel mio cor per voi posseggio.
Donque, vi piaccia per Dio, signor caro,
di farine grazia, prima ch’io sia morto,
11ch’io non ne spero mai altro conforto,
se no ’l suo dolce frutto, per me amaro;
ma, se per lui mia vita non riparo,
14girò ne l’altro mondo, da te scòrto.
Si me prendeste, Amor, con novo ingegno,
ch’io sempre mai so’ stato vostro segno.

XI

Supplica l’amato che lo soccorra.

Le toi promesse me vegnon si in ordo
colle tuoi volte, che n’hai piú, che golpe;
né mi posso scudar dai mortai colpe,
4ch’Amor mi tra, per ch’io di te fui ’ngordo.
Ond’io ti prego, e questo ti ricordo,
che tu almen facce si, che tu ti scolpe:
ch’io sento l’alma che lascia le polpe
8fredde per doglia, ond’io le man mi mordo.
Però ti prego, signor, che soccurghe
con la tua medicina e Vienne a capo,
11poi che tal mal convien per te si purghe,