Pagina:AA. VV. – Sonetti burleschi e realistici dei primi due secoli, Vol. II, 1920 – BEIC 1928827.djvu/135

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XCIII, 11: che l’uomo selvaggio si allegri del tempo cattivo nella speranza del buono, è motivo abbastanza comune nella lirica trovadorica e ital. del Dug. (cfr. F. Neri, in Giorn. slor., LIX, 56-7).

XCVI. — Che la forzata assenza del p. da Siena, di cui parla il son., fosse dovuta a cause politiche? Certo, non dipese da discordie di C. col padre, come ammisi giá io stesso seguendo il D’Ancona: i vv. 13-4, infatti, osservò giustamente il Lazzeri (Mass. bibl. d. lett. il., XV, 137), vanno interpretati : «è tanto probabile che io ritorni in Siena quanto è probabile che io e mio padre ci troviamo d’accordo». Né poi è da metter in relazione col son. l’avventura, che dell’A. si legge nel Decameron (IX, 4), giacché la storicitá della novella boccaccesca è tutt’altro che accertata. — A proposito del «colombo senza fiele» (v. 5) cfr. il Tesoro di B. Latini volgarizz. dal Giamboni, ed. Gaiter, II, 172.

XCVII. —Gaetto, se fu un personaggio reale, dovè esser un ladro famoso, probabilmente senese; ricordo che il Libro delle condanne dell’Arch. di Stato di Siena (c. 371 r) fa menzione d’un Giacetto, del popolo di S. Maurizio, condannato moltissime volte per furto.

XCIX. — Messer Angioliero, padre di Cecco (un vecchio robusto, che non moriva mai, secondo il pio desiderio del figliuolo, il quale lo odiava, come si rileva dai sonn., per la sua opposizione tenace all’amorazzo con la Becchina, per la sua straordinaria taccagneria e per la sua ruvidezza e disamore), fu nel 1257 dei XXIV Signori; deputato nel *58, con altri cittadini, a riveder le ragioni degli operai della strada di Paterno e del ponte d’Arbia; nel ’62, operaio egli stesso per l’edificazione della chiesa di S. Giorgio; successivamente, dei XXXVI (1273) e quindi eletto a raccoglier la gabella per conto del Comune (1275). Verso questo tempo («forse» nell’ ’8o, secondo il D’\ncona, p. 169), entrò tra i cavalieri della B. Vergine Gloriosa («i frati gaudenti»): circostanza, a cui allude spesso C. (sonn. xl, lvm, ciii-v). Partecipò col figlio alla guerra d’Arezzo (1288); ed era ancor vivo nel 1296, anno in cui fu multato «Pro mostra pretermissa in exercitu de Castillioíie». Cfr. Massèra, in Bull. seti, di si. pai., VIII, 444-5.

C, 7-8: quando alcuno voleva richiamarsi contro un altro, gli mandava a casa un messo (cfr. son. xxv, 4) per notificargli la citazione o, come a Siena dicevasí, «rinchiesta».

CI. — 11 molo di Genova (cfr. R. Filippi, xxv, 5) era famoso nel Dug. come costruzione di grande soliditá. — Nel v. 13 è nominato antonomasticamente quale medico valentissimo il fiorentino maestro Taddeo Alderotti, fondatore della scuola di medicina nello Studio bolognese (t 1295).

CII. — Messer Mino di Piero (v. 5) de’ Colombini, avo del b. Giovanni, fu podestá di Volterra nel 12S9 (Bull, seu., XXV, 113); nell’agosto ’98 andò ambasciatore, insieme con m. Mino Zeppa de’ Tolomei, permetter pace tra Pone di Campiglia e i conti di Marsciano. La sua casa è ricordata nel Coslilulo del Coni, di Siena volgarizzato (voi. II, 96-7). — Il 11-9