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o(III)o

IL RAPIMENTO D’ELENA

DEL POETA

COLUTO TEBANO DI LICOPOLI.

NINFE Trojane, o voi, che Schiatta siete
Del fiume Xanto e che sovente i veli
Del crin lasciando, e de le mani i giuochi,
Che sacri sono, entro le patrie arene
D’Ida a le danze in bel drappel v’uniste;
Or fuori uscendo del sonoro fiume
Venite, e la sentenza a me narrate
Del Pastor, che per Giudice fu eletto.
E donde è mai, che giù da’ monti ei venne
Per insolito mare navigando,
Indotto ancor ne le marine cose?
Qual uopo fu de le funeste navi,
Sicchè agitasse e mare e terra un solo
De’ buoi custode? E qual de le contese
La repentina origine fu mai,
Sicchè desser giudizio agl’Immortali
Anche i Pastori? E qual giudizio è questo?
Onde udì ’l nome de la Sposa Argiva?
Giacchè venendo sul bifronte giogo
Del Promontorio Ideo, voi già vedeste
Paride star sovra romiti seggi,
E di gioja esultar per la vittoria
Venere, che Regina è de le Grazie.