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antonio muscettola 355

VIII

IL MIRACOLO DELLE ROSE E GLI SPOSI CASTI

     Fremea stridendo e da caverne alpine
sciogliea fiero aquilon l’ali nevose
e, distruggendo i fior, su piagge erbose
nembi scotea di congelate brine;
     quando, di casto letto entro il confine,
a bearsi correan alme amorose;
ed ecco, al giunger loro, aure odorose
non vedute esalar rose divine.
     Fugge il senso lascivo a quell’odore,
e ’l caro sposo e la donzella amata
alla verginitá sacrano il core.
     Oh del vano piacer diva mal nata,
t’è la rosa fatal! Da questo fiore
fosti un tempo ferita e poi fugata.

IX

CASISTICA DI NAUFRAGIO

     Giá del torbido mar l’ira spumante
fa del naufrago abete aspro governo,
ed io se debba aitar non ben discerno
nemica amata o non amata amante.
     Ceda al giusto il disio. Del mar sonante
abbia tra l’onde il suo sepolcro eterno
chi, i miei preghi e ’l mio duol prendendo a scherno,
parve di crudeltá scoglio costante.
     Ma del vasto Nettun l’ondoso umore
assorbir non dovrá chi sempre unita
tenne del cieco dio la face al core.
     Su, veloci corriamo a darle aita;
né sgridar mi potrá deluso amore,
se a chi l’alma mi diè rendo la vita.