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claudio achillini 51

VIII

IL RUSCELLETTO

nella villa Camaldoli, appartenente ad Annibale Marescotti

    Tesse quest’ermo bosco, allor ch’ei fugge
a l’ombra di se stesso il raggio estivo,
un ricovro frondoso, anzi lascivo,
ove in sen di Lesbin Lidia si strugge.
     Qui, se il Leon tra mille fiamme rugge,
mormorando sen vien limpido e vivo
dal fianco di quel monte un picciol rivo,
cui l’arsiccio terreno avido sugge.
     Mira l’acqua gentil come s’affretta
e forma col suo corso un liquid’arco,
che d’immensa dolcezza il cor saetta.
     Qui, di cure, Annibal, men venni carco;
ma, in quest’onda che tanto il cor m’alletta
sommergendo le cure, il cor ne scarco.

IX

NELLA SELVA PRESSO IL RENO

al ritorno dalla corte di Roma

A Gasparo Ercolano

     Siedo al rezzo gentil di selva antica,
che se stessa nel Ren pinge e vagheggia,
or che il sol bacia Sirio e ne fiammeggia
ed arde quasi la campagna aprica.
     Qui par che il fiume in suo tenor mi dica:
— De’ bei riposi tuoi questa è la reggia;
qui pur sui colli del tuo cor verdeggia
la fronda degli ulivi al cielo amica. —
     Gasparo, io sento in su l’ombrosa riva
mormorando recarmi il picciol Reno
la pace, che col Tebro al mar fuggiva.
     Cosí l’ore tranquille e quel sereno,
cui l’aprico di Roma a me copriva,
svelato godo a le bell’ombre in seno.