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80 lirici marinisti

VIII

LA BELLA SERVA

     Se diede al tuo natal, bella mia Clori,
oscure fasce il ciel, povera cuna,
ecco piú chiare perle e piú fini ori
Amor prodigamente in te raguna.
     E se d’altrui ti fe’ serva fortuna,
ch’a la cieca dispensa i suoi tesori,
tu per quella beltá, ch’ogn’altra imbruna,
se’ reina bellissima de’ cori.
     Di che ti lagni tu? Sappi che ancora
sono serve di Cinzia in ciel le stelle
ed è serva del Sol la bionda Aurora.
     Denno esser sol le voglie tue rubelle
serve d’Amor, come a te sono ognora,
tributarie de’ cor, mill’alme ancelle.

IX

LA CORTIGIANA FRUSTATA

     Era esposta ai flagelli Eurilla mia,
per lieve colpa condennata rea;
ma fra l’ombra del duol che l’avvolgea
il Sol di sua bellezza anco apparia.
     E mentre in lei, da man nocente e ria,
tempesta di percosse aspra piovea,
quanti gigli sugli omeri abbattea
quella tempesta, tante rose apria.
     Chi sa che, mosso Amor da’ miei lamenti,
per punir di costei l’empio rigore,
la mia tormentatrice or non tormenti?
     Ma qual gloria sperar potea maggiore?
Diranno ormai l’innamorate genti:
— Questa è la bella martire d’Amore. —