Pagina:AA. VV. – Opuscoli e lettere di riformatori italiani del Cinquecento, Vol. I, 1913 – BEIC 1888692.djvu/149

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sono di contraria opinione; ma dovrebbero pensare che gli eletti, secondo che Cristo disse, sono pochi. Né si dovrebbero admirare, se molti hanno tirato le Scritture sacre a loro proposito, perché non sono andati alla parola di Dio, come dubbi della veritá, per averla per giudice, ma ci sono andati come resoluti ch’el vero sia quello che falsamente gli è stato impresso nella mente. Però, studiando le Scritture sacre, non hanno atteso a considerare in veritá quello ch’elle dicano, ma solo sono stati intenti a interpretarle, in modo ch’elle non repugnino, ma servino alle loro fantasie, e cosí si sono per se stessi ingannati. Lasso stare di poi che questa fede è in sé cosa difficile, talché chi ha fatto questo passo di credere vivamente, non gli è piú difficile né amare Dio, né ’l prossimo, né mortificarsi, né fare alcun’altra opera cristiana. Imo è impossibile che l’abbiamo con le nostre forze, perché è dono di Dio. E, dove bisognerebbe che, per averlo, le persone s’umiliassero e di core el domandassero, li falsi cristiani, pensando star bene e avere la fede viva, non pure hanno desiderato di mutarsi: però, secondo Paulo, periscono, perché non hanno amore alla veritá. Umiliamoci adunque, e, attese le sue difficoltá, domandiamo di cuore a Dio che ce la doni, se non l’abbiamo; e, se la sentiamo viva in noi, ringraziandone Dio, preghiamolo che la preservi, confermi e aumenti, acciò possiamo laudare Dio. Al quale sia sempre onore e gloria, per Giesú Cristo Signore nostro. Amen .