Pagina:AA. VV. – Opuscoli e lettere di riformatori italiani del Cinquecento, Vol. I, 1913 – BEIC 1888692.djvu/57

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Dio, indarno s’affatica, conciossiacosaché gli medesimi accidenti advengano al giusto e all’impio, al sacrificante e a colui che non sacrifica, al buono e peccatore. Onde si raccoglie che Dio non dimostra sempre l’amore suo a coloro, alli quali concede la prosperitá esteriore, né sempre dimostra l’odio suo verso di coloro li quali affligge. Ti pare adunque, fratello carissimo, che si debba concludere che Tomo non può esser certo della grazia di Dio, perché questa certezza non si può comprendere dai vari accidenti delle cose transitorie e temporali? Il medesimo Salomone poco innanzi dice che non si può discernere in che sia differente l’anima dell’uomo da quella della bestia, perché si vede morir l’uomo e la bestia in una medesima maniera. Vorremo adunque noi, per questo accidente esteriore, concludere che la persuasione, che noi abbiamo concetta dell’immortalitá dell’anime, sia fondata solamente in coniettura? Ma è soverchio affaticarsi in una cosa tanto chiara. Quanto alle parole di san Paulo, dico che egli, parlando della amministrazione dello Evangelio, dice che non sa di avere errato in essa, ma che per questo non è giá certo di avervi fatto dentro il debito suo, e di aver conseguito appresso Dio in ciò laude di giustizia, come persona che abbia fatto tutto quello che è giusto e si conviene ad un fedel dispensatore; si come un giusto e discreto maggiordomo, parlando del suo officio, non oserebbe giustificarsi e affermare che avesse soddisfatto interamente al debito suo e alla volontá del suo signore, ma rimetterebbe tutto questo giudicio a lui. Che questo sia il senso delle parole di san Paulo, non dubiterá alcuno, che legga e consideri con qualche giudicio le parole precedenti e le seguenti. So bene che alcuni, esponendo le paiole di san Paulo, dicono che, quantunque esso non conoscesse in sé alcun peccato, non per tanto sapeva esser giusto appresso Dio, conciossiacosaché niuno, come afferma David, può conoscere perfettamente i peccati. Ma costoro non advertiscono che san Paulo non constituiva la giustizia nelle opere, ma nella fede, e che egli rifiutava ogni propria giustificazione, abbracciandosi solamente alla giustizia, che dona Dio per Cristo; né considerano che