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Pagina:Abba - Da Quarto al Volturno.djvu/246

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Però noto che questi sono discorsi: passano come venticelli che non lascian nulla. Non si sente che la grandezza di Garibaldi, sinora! non si conosce che vi sia chi mira il sole nascente.

Ieri il Dittatore non andò a colazione col Re. Disse di averla già fatta. Ma poi mangiò pane e cacio conversando nel portico d’una chiesetta, circondato dai suoi amici, mesto, raccolto, rassegnato. A che rassegnato? Ora si ripasserà il Volturno, si ritornerà nei nostri campi o chi sa dove; certo non saremo più alla testa, ci metteranno alla coda. Dicono che il Generale lo disse a Mario. E questa deve essere la spina del suo gran cuore che voleva un milione di fucili da dare all’Italia, e l’Italia non diede che ventimila volontari a lui.

Napoli, 2 novembre.

Tuona lontano il cannone. Bombardano Capua, e noi non vi siamo più. Gli artiglieri di Vittorio Emanuele non avranno gran da fare, perchè la guarnigione non aspetta che un motivo onesto, per arrendersi. Già il Griziotti, colonnello nostro, lo aveva detto: — Generale, lasciatemi lanciar due bombe sulla cittadella, e si arrenderà. — No, se un fanciullo, una donna, un vecchio morisse per una bomba lanciata dal nostro campo, non avrei