Pagina:Abba - Le rive della Bormida.djvu/255

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Frattanto Giuliano aveva guadagnato il ponte, e sebbene s’imbattesse in gente nota che lo salutava; egli che in Alba avrebbe chiesto novelle di sua madre a un nemico giurato; adesso non si sarebbe rischiato per nulla a dimandarne ai suoi paesani, e tirando diritto infilò il vico. Alla vista dell’arco che metteva nel suo piazzale, per poco non si buttò di sella, per salutare le sue case, e star lì fuori, in attesa di qualcuno, che venisse non chiesto a dirgli la verità.

«Oh! — sclamò Tecla, che era ancora sotto il pergolato col crocchio di donne; e rimase, vedendo apparire Giuliano, colle braccia tese verso l’arco, tinta nel viso di quel roseo, che si vede improvviso diffondersi sulle guance a qualche giovane morente, e pare il principio di un’aurora più bella. Le donne non ebbero tempo di levarsi in piedi, e già le zampe del cavallo le avevano coperte di sabbia, e Giuliano balzato di sella chiedeva ansando:

«E mia madre?

«Santa Vergine! — gridava Marta rimescolata — capitate come i morti la notte dei Santi...

«Mia madre? Tornò a domandare Giuliano, e senza dar retta alla fante nè all’altre donne, gittate le briglie mosse verso l’atrio; rapido quanto lo fu il suo pensiero a ricorrere alla seconda sera di Pasqua, quando era giunto da C..., con altre cure, con altre speranze, e aveva trovato sua madre ad aspettarlo su quella gradinata. Ora non v’era che Marta. Ma se sua madre fosse stata davvero in fin di vita, o morta; la vecchia avrebbe potuto essere là a svagarsi, e Tecla con essa?

Questo pensiero non ebbe tempo di formarlo, chè la signora Maddalena comparve ad incontrarlo quasi più affannata di lui; ed egli col piede sul più basso gradino in atto di salire, essa sul più alto in atto di scendere, si abbracciarono come persone, campate da un naufragio, e incontratesi sulla riva.

La donne del crocchio peritandosi a star quivi, si allontanarono; durò il silenzio un tratto, poi la signora