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Pagina:Abba - Le rive della Bormida.djvu/358

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CAPITOLO XIX.



Lo sposo di Bianca, veduto da Mattia partire a quel modo cruccioso sul suo cavallo; aveva pigliato la via, che sulla cresta dei monti, a ridosso del castello, menava a Montenotte; e che si vede anche ai dì nostri, angusta ma piana e ombrata di bei castagni. Egli ne aveva corso un tratto, poi giù per un traghetto era disceso a valle, non ruzzolando più per le buone gambe della bestia, che per l’avvedutezza propria; e s’era messo in sull’altra, alla volta di C.... in riva al torrente. Cavalcava così raccolto e pensoso, che più non l’era stato Giuliano tornando da quel borgo, occupato la testa e il cuore dell’amor suo, quella prima sera descritta in sul principio di questo racconto. Passando vicino agli alloggiamenti delle soldatesche, non rispondeva al saluto delle guardie, nè a quello dei compagni; e tirando diritto, ora di trotto ora di galoppo, attraversava il villaggio di R..., che il sole era andato sotto del tutto. Allora spinse un po’ più la corsa, per giungere a C.... prima che fosse suonato il deprofundis; sapendo per pratica, che a quell’ora ognuno di quelle parti soleva chiudere la porta di casa sua. Il borgo, dove non era più tornato da quasi un mese, gli apparve dinanzi nell’ombra dell’antico castello, sul quale un quarto di luna posava la sua luce di striscio e poca, come la guardatura d’un occhio socchiuso e bieco.

«Non t’avessi mai visto — sclamò egli più coll’a-